Quando la conoscenza dell’italiano come lingua straniera raggiunge un buon livello, è il momento adatto per dedicarsi alla cura dei dettagli per perfezionare le proprie abilità linguistiche. Tra gli elementi grammaticali a cui dedicare uno studio particolare c’è l’avverbio. Come per l’aggettivo qualificativo, anche l’uso e la posizione dell’avverbio italiano all’interno della frase possono creare qualche difficoltà.
Partiamo dalle basi.
Cosa è l’avverbio.
L’avverbio è un elemento invariabile, cioè che non ha maschile, femminile, singolare o plurale. Serve a modificare il verbo, ma anche l’aggettivo o altri avverbi. Tra i più utili da conoscere quando si studia l’italiano come lingua straniera ci sono tre tipologie di avverbi:
- gli avverbi di tempo e di frequenza;
- gli avverbi di modo;
- gli avverbi di quantità.
Gli avverbi italiani di tempo e di frequenza.
Gli avverbi di tempo descrivono il tempo necessario a compiere un’azione, o il momento in cui si compie un’azione. I più comuni sono: ora, adesso, oggi, ieri, domani, dopo, poi, ancora, presto, tardi, già, appena, finora.
Non posso andare oggi alla lezione di yoga, ci andrò domani.
Finora le mie lezioni di italiano procedono bene.
Durante la settimana mi alzo presto, ma durante il fine settimana mi alzo tardi.
Non ho ancora finito di lavorare, non posso venire a cena da voi.
Gli avverbi di frequenza indicano quando spesso si fa qualcosa. I più comuni sono: sempre, di solito, spesso, qualche volta, raramente, non più, mai.
Da quando sono diventata vegetariana non mangio più carne.
Vado sempre al cinema il giovedì sera.
Non sono mai andata in Australia, ma mi piacerebbe visitarla.
Gianluca va a teatro raramente.
Qualche volta Maria e Cecilia sono andate a nuotare in piscina.
Gli avverbi italiani di modo.
Gli avverbi di modo indicano il modo in cui si svolge un’azione. Rispondono alla domanda: come? In che modo? I più comuni sono: bene, male volentieri e tutti gli avverbi che finiscono in –mente.
Le vacanze estive sono andate molto bene quest’anno.
Susanna non va al lavoro volentieri, non le piace e vorrebbe cambiarlo.
Ieri ho incontrato Francesco al cinema che era chiaramente imbarazzato.
Grazie all’efficiente linea metropolitana, a Milano ci si sposta agevolmente.
L’esame di Marcello è andato male. Dovrà rifarlo il mese prossimo.
Gli avverbi italiani di quantità.
Gli avverbi di quantità indicano in modo non preciso una quantità. I più usati sono: molto, poco, tanto, troppo, abbastanza, niente, nulla, più, meno.
Nel nuovo appartamento ci troviamo abbastanza bene.
Francesca studia molto.
Ho mangiato troppo e ora mi sento piena.
Il medico ha detto a Camilla che deve mangiare più verdura e frutta.
La posizione dell’avverbio.
La posizione dell’avverbio all’interno della frase non è rigida, ma varia. In generale l’avverbio va messo vicino alla parola che modifica.
- Se l’avverbio modifica un verbo, si trova dopo il verbo: Luigi parla lentamente; è uscito tardi; è partito presto stamattina.
- Se l’avverbio modifica un sostantivo, si trova prima del sostantivo: ho incontrato solo Luca; ho mangiato solamente tre biscotti.
- Se l’avverbio modifica un aggettivo o un altro avverbio, si trova prima dell’aggettivo o dell’avverbio: Luigi è abbastanza bravo;
da casa mia si arriva molto semplicemente a casa di Mario.
- Se vogliamo dare enfasi, l’avverbio di modo si mette all’inizio o alla fine di un’intera frase: ha rifiutato il regalo tristemente; sicuramente sarà un buon affare.
- Gli avverbi di tempo e di frequenza si possono mettere prima o dopo il verbo: Luisa d’inverno va spesso in montagna/Luisa d’inverno va in montagna spesso; domani vado al cinema/vado al cinema domani.
- Con i tempi composti, come ad esempio il passato prossimo, gli avverbi appena, ancora, già, più si trovano tra l’ausiliare e il verbo principale: non sono mai andata in Australia; non ho ancora prenotato l’albergo per le vacanze; finita la scuola non ho più incontrato i miei compagni di classe;
ho già pensato al prossimo viaggio: la Corea.
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