La festa della città di Matera.
Una delle mie lezioni di italiano per stranieri ha come tema centrale la Festa della Bruna. E’ una festa religiosa che si celebra nella mia città, Matera, il 2 luglio, ogni anno, da più di 600 anni. Fa parte delle tradizioni e della storia popolare italiane che mi piace fare conoscere alle mie studentesse e ai miei studenti.
In molte città d’Italia, soprattutto del Sud, si festeggia il Santo che protegge la città. Si tratta di feste religiose, e l’Italia è un paese cattolico.
I festeggiamenti dedicati alla Madonna della Bruna durano dall’alba fino alla notte. Le celebrazioni sono un insieme di riti religiosi e tradizioni popolari.
Una settimana prima del 2 luglio, le strade del centro cittadino vengono decorate con le luminarie, e accolgono venditori di ogni genere di oggetti. L’atmosfera diventa frizzante e piena di attesa per il grande giorno.
L’origine del nome Madonna della Bruna.
Sul nome “Madonna della Bruna” ci sono diverse ipotesi: la prima è che derivi da un termine antico che significa “corazza”, la protezione dei cavalieri, quindi il nome avrebbe il significato di Madonna della protezione. La seconda, invece, è che derivi da Hebron, città della Giudea dove Maria si recò per la visita a sua cugina Elisabetta. Infine, un’ultima ipotesi è che il nome derivi dal colore del viso della Vergine, bruno, scuro.
Le origini della festa.
Sulle origini della festa, una leggenda racconta che un contadino mentre tornava a Matera, incontrò una donna che gli chiese di essere accompagnata in città. Il giovane uomo fece salire la donna sul suo carretto. Giunti all’ingresso della città, la donna scese dal carretto e consegnò al contadino una lettera e gli chiese di consegnarla al Vescovo. L’uomo portò la lettera al Vescovo. Nella lettera c’era scritto che la “bella signora” era la Madonna venuta a visitare il popolo di Matera. Il vescovo, insieme agli altri sacerdoti, accorse sul luogo in cui era la donna, ma lì sul carretto del contadino non c’era più la giovane signora ma una statua della Madonna. Il Carro con la statua fu portato fino alla Cattedrale, la chiesa principale della città.
Ogni 2 luglio, da più di 600 anni, si ripete questo rito: un carro trionfale trasporta la statua della Madonna della Bruna, dal rione Piccianello (il luogo in cui il Vescovo incontrò per la prima volta la statua della Madonna) fino in Cattedrale. Una volta in Cattedrale, la statua della Madonna viene lasciata in chiesa e il carro torna nella piazza centrale di Matera, piazza Vittorio Veneto, dove viene distrutto dalla folla.
Il carro trionfale.
Il Carro trionfale è un grande manufatto, realizzato in cartapesta. Il carro ha la forma di una grande nave. E’ realizzato in legno e cartapesta e decorato con immagini e statue che raffigurano temi dell’Antico o Nuovo Testamento. La costruzione di questo grande manufatto inizia a marzo, dopo che sono stati scelti gli artigiani che lo realizzeranno. Quest’anno, per la prima volta nella storia della festa, il carro trionfale è stato realizzato da 4 donne.
La distruzione del carro e cosa rappresenta.
Una volta arrivato in piazza Vittorio Veneto, il carro viene assaltato e distrutto. Gli assalitori cercano di prendere un pezzo del carro da portare a casa come segno di buona fortuna. L’anno successivo un altro carro verrà costruito e poi distrutto.
La distruzione del carro è un rito collettivo di rinascita e di rigenerazione antichissimo, infatti per i materani finita la festa del 2 luglio ricomincia un nuovo anno; si chiude un ciclo e ne inizia uno nuovo. La ragione per cui nasce questo rito non è ben chiara, ma sicuramente c’è alla base il bisogno di rinascere. Con la distruzione del carro il materano ricominciava il ciclo della sua vita, ciclo annuale legato alla vita dei campi. Con la mietitura, che coincide con la festa della Bruna, tutto si conclude e tutto ricomincia.
La festa della Bruna termina a notte fonda con l’esplosione dei fuochi pirotecnici. L’augurio finale dei materani è “sempre meglio l’anno venturo”, una festa sempre più bella.
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Io spero di vederti presto a Matera.
Un caro saluto.
Elisabetta.
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