Un tempo verbale che crea interrogativi
Lo devo proprio imparare il passato remoto? Sì, ti tocca 😉!
Gli italiani lo usano davvero? Dipende, sono imprevedibili.
Io che studio l’italiano come lingua straniera lo userò mai? Probabilmente no, ma non si sa mai.
E allora perché devo studiarlo?
Cos'è il passato remoto, il tempo verbale che c'è e non c'è
In tutti i corsi di italiano per stranieri è prevista una lezione sul passato remoto. Ma a che serve?
Questo tempo verbale racconta un’azione terminata in un passato lontano (nella grande famiglia dei verbi, è un nonno che racconta storie).
Nella lingua parlata, però, viene spesso sostituito dal passato prossimo, più semplice e immediato.
Credo che il passato remoto provi una specie di stizza, a proposito della questione.
Curiosità: nel Nord Italia prevale il passato prossimo, mentre al Sud – dove io sono nata – il passato remoto sopravvive caparbio (conosci già il termine caparbio?) per raccontare eventi risalenti a molto tempo fa.
Non è nemmeno tra i tempi verbali più semplici!
Il passato remoto è un vero rompicapo linguistico, in certi casi, lo so.
Prendiamo alcuni esempi di coniugazioni irregolari:
- Essere: io fui, tu fosti, lui/lei fu, noi fummo, voi foste, loro furono
- Chiedere: io chiesi, tu chiedesti, lui/lei chiese, noi chiedemmo, voi chiedeste, loro chiesero
- Conoscere: io conobbi, tu conoscesti, lui/lei conobbe, noi conoscemmo, voi conosceste, loro conobbero
Simpatici, eh? 😉
Ma quindi perché devo studiarlo?
A questo punto ti domanderai: ma se gli italiani quando parlano non lo usano, o lo usano poco, e in più è anche abbastanza complicato, perché devo proprio impararlo?
La risposta è semplice: il passato remoto è ancora protagonista nel mondo della scrittura italiana.
Lo incontrerai frequentemente nei romanzi, dove diventa lo strumento narrativo per raccontare storie ambientate in epoche lontane. I grandi autori lo utilizzano per dare profondità e colore storico ai loro racconti, trasportando il lettore in mondi e tempi ormai trascorsi.
Inoltre, è un tempo verbale immancabile nei documentari che ripercorrono vicende storiche e nelle biografie che ricostruiscono le vite di personaggi celebri come Michelangelo, permettendo di rievocare accadimenti con una precisione e un distacco temporale unici.
Come affrontare la faccenda del passato remoto, quindi?
Padroneggiare il passato remoto non significa necessariamente utilizzarlo costantemente nel parlato quotidiano, ma capire il suo ricco valore linguistico.
Per arrivare al livello “Pro” dell’italiano, è necessario riconoscere le sue forme, comprenderlo pienamente quando lo si incontra e apprezzare la sua funzione. È come possedere una chiave segreta che ti permette di accedere a livelli più profondi e articolati della lingua italiana, superando la superficie della comunicazione quotidiana e immergendosi nella sua dimensione più letteraria e strutturata.
Non sarà tuttavia necessario ricordarti tutte le sue strane forme, quando parli. Questa è la bella notizia!